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Lo scrigno dei simboli.

 

Viaggio in The Tower di William Butler Yeats
 
 di Alessandra Avino, 

con introduzione e supervisione a cura di Marcello Corrente

 

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Prima edizione

sold out

 




 

 

Sinossi

 

Questo saggio critico si propone di indagare gli aspetti linguistici, letterari e culturali più significativi della raccolta poetica di William Butler Yeats The Tower (1928), partendo dallo studio e dall’analisi di quattro simboli che, in modo diverso ed esclusivo, assumono nelle poesie un ruolo rilevante, ovvero la Torre, il Cigno, la Luna e l’Unicorno.

   Il simbolo, strumento di elezione della voce poetica yeatsiana, è - come chiarisce l’autore stesso in un saggio scritto su William Blake - “the only possibile expression of some invisible essence, a transparent lamp about a spiritual flame”. Il linguaggio polisemico, d’ispirazione blakiana, con cui W. B. Yeats crea e sostanzia nelle sue poesie certe immagini visionarie, sicuramente innovative e originali, ma talvolta anche conturbanti e complesse, viene esaminato in questo libro non solo in relazione alla matrice pittorica e figurativa, che gli deriva dalle prime esperienze giovanili e dall’influenza del padre (pittore affiliato al gruppo dei Preraffaelliti), ma anche in relazione alla formazione esoterica e alle esperienze fatte dal poeta negli anni della maturità.

   La Torre, che dà il titolo alla raccolta, è Thoor Ballylee, monumento di epoca normanna, che per numerosi anni fu la residenza estiva del poeta e della sua famiglia. Il desiderio di isolamento intellettuale e di contemplazione mistica, che trova nella Torre il luogo ideale in cui essere realizzato, si fonde con l’urgenza del poeta (sentita come una “missione” personale) di recuperare il valore mitico e culturale delle tradizioni e delle testimonianze storiche del proprio paese, che costituiscono un patrimonio da preservare, valorizzare e rilanciare per una rinascita culturale irlandese.       

   Il Cigno, visto nell’incanto del suo splendore estetico, nella sua mitica bellezza apollinea, è preso in considerazione dall’autrice anche nei suoi aspetti più misteriosi ed enigmatici, nei suoi risvolti oscuri e inquietanti che trovano una ragion d’essere nell’innata “consapevolezza” di questa creatura di avere dinanzi a sé una vita breve e di dover morire in solitudine: il canto languido e triste, che notoriamente accompagna l’atto finale del suo percorso terreno, rappresenta il momento più alto e celebrativo della sua esistenza.

   La Luna è un simbolo che occupa nel pensiero e nell’opera del poeta una posizione privilegiata e importante, perché, secondo le teorie esoteriche da lui recepite e poi liberamente interpretate, influenza con le sue fasi cicliche la crescita, l’evoluzione psicologica e il carattere di ogni singolo uomo fin dalla nascita; non solo, con la sua rotazione ciclica, essa regola e condiziona inoltre la successione delle varie epoche storiche (di durata secolare o millenaria), alternando fasi in cui dominano forze oggettive a fasi in cui dominano forze soggettive.

   L’Unicorno, animale chimerico, dotato di una forza irrefrenabile e dominante, associato fin dai primi secoli dopo Cristo alla figura della Vergine e del Salvatore, viene rivisitato da Yeats in chiave esoterica, per cui la sua figura assume una semantica nuova, completamente rovesciata rispetto a quella tramandata dalla cultura cristiana, tanto da arrivare a ricoprire nell’universo poetico di Yeats il ruolo di un Anticristo liberatore.    

   L’autrice del libro si sofferma ad analizzare queste figure simboliche non solo nella raccolta poetica del 1928, ma anche in quei testi yeatsiani che presentano degli evidenti richiami intertestuali con The Tower. Il suo studio si estende e si focalizza quindi anche su opere che precedono e seguono cronologicamente questa raccolta, inglobando poesie del periodo giovanile e del periodo senile.

   Esposta ai venti oceanici che si spostano in modo imprevedibile e impetuoso dalla terra ferma verso l’Atlantico e dall’Atlantico verso la terra ferma, Thoor Ballylee sembra racchiudere e proteggere magicamente nel suo stato diroccato simboli, storie e reminiscenze di personaggi che sono vissuti lì nei decenni passati, conservandone memoria e senso condensati in immagini concise e rarefatte, al pari di uno scrigno usurato dal tempo, che custodisce gemme preziose di un lontano passato da mostrare nel loro valore speciale alle generazioni presenti e a quelle future.  

 

Scheda bibliografica


Lo scrigno dei simboli. Viaggio in ‘The Tower’ di William Butler Yeats / Alessandra Avino; introduzione e supervisione a cura di Marcello Corrente, general editor. - Gorgonzola (MI): La quercia fiorita, 2019. - XXXVI, 160 p. : 38 ill. ; 25 cm. - (Literary studies and intercultural perspectives; 5)  Nuova edizione

 

Formato libro: 25,6 (h) x 18,5 (l) x 2,8 (p)

Copertina a colori, semirigida, lucida con aletta  e  segnalibro

 

ISBN   978-88-940614-2-0 (Paper Book)

DOI     10.97888940614/20

ISBN   979-12-80367-02-0 (eBook)

DOI     10.9791280367/020

 

 

 

 Interview with the Author

 

http://www.radiorosbrera.com/2019/10/26/fabrizio-catalano-con-alessandra-avino/

 

Presentazione del libro

 

13 dicembre 2019 - 17.30

Piazzale Clodio 26/A - Roma

 

Locandina

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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In prossima uscita
 

- I Cavalier poets. Un’inedita raccolta di composizioni poetiche scritte da B. Jonson,  T.  Carew, S. Godolphin, R. Herrick, R. Lovelace e J. Suckling; con testo a fronte, note esplicative e un saggio critico.

- La dama di maggio e i sonetti giovanili (Certaine Sonnets) di Philip Sidney. Questo libro offre un’edizione critica del primo dramma pastorale in prosa della letteratura inglese, che Sidney compose in omaggio alla regina Elisabetta, e la prima raccolta delle sue poesie pubblicate come “sundry new additions” insieme ad Astrophil and Stella nel 1591. Si tratta di trentadue componimenti composti in forma di sonetti, liriche, canzoni, etc.: non solo sonetti, dunque, come vorrebbe fare intendere il titolo, ma ben di più!

- Il lamento di una innamorata di William Shakespeare.

- Pamfilia al suo Amfilanto di Lady Mary Wroth, l’unica sonnet sequence d’amore del Rinascimento inglese scritta da una donna, pubblicata nel 1621 all’interno dell’opera maggiore della scrittrice, cioè Urania. I 48 sonetti che ne fanno parte contribuirono ad accrescere la sua fama di donna emancipata e controcorrente, poiché parlavano della storia d’amore di Pamfilia e del suo amante ramingo e avventuriero, a cui non voleva rinunciare. La pubblicazione di quest’opera e la sua immediata diffusione suscitarono un enorme scandalo, perché fu considerata (non senza qualche giustificazione) un roman à clef, cioè una storia che parlava di fatti veri, mantenendo una facciata di finzione letteraria.

- I poeti metafisici inglesi. Un’antologia letteraria  con i testi  delle più belle poesie della Scuola metafisica inglese scritte  da E. Benlowes, J. Cleveland, A. Cowley, R. Crashaw, J. Donne, G. Herbert, Herbert of Cherbury, H. King, A. Marvell, T. Traherne e H. Vaughan; con testo a fronte, note esplicative e un saggio critico.

- I quattro inni e il canto nuziale di Edmund Spenser. Questa pubblicazione propone per la prima volta in ambito italiano la traduzione dei quattro inni composti da Spenser in età matura sotto l’influenza del Neoplatonismo - ovvero An Hymne in Honour of Love, An Hymne in Honour of Beautie, An Hymne in Honour of Heavenly Love e An Hymne in Honour of Heavenly Beautie - e in più il Prothalamion, or a Spousal Verse, pubblicato nel 1596, tre anni prima della sua morte.

 


“Questa è la parte più bella di tutta la letteratura: scoprire che i tuoi desideri sono desideri universali,

e che non sei solo, né isolato da nessuno”, Francis Scott Fitzgerald

 


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